\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Nel regno di Boemia, soggetto agli Asburgo, la cosiddetta Lettera di maestα di Rodolfo II (1609), contenente notevoli concession
i alla confessione boema, divenne oggetto di divergenti interpretazioni tra cattolici e protestanti, tra le autoritα governative asburgiche e la nobiltα boema. LÆelezione a re di Boemia dellÆarciduca Ferdinando (1617) e il trasferimento dellÆamministrazi
one dello stato a governatori in gran parte cattolici allarm≥ seriamente i protestanti boemi che, fiduciosi negli aiuti dei loro correligionari, si ribellarono: lÆepisodio della \i defenestrazione di Praga\i0 (23 maggio 1618), nel quale i luogotenenti c
attolici J. B. Martinic e V. Slavata dellÆimperatore Mattia furono precipitati dal castello di Hradcany, segna convenzionalmente lÆinizio non solo di questa ribellione, ma anche della guerra dei TrentÆanni\par
Le truppe imperiali, penetrate in Boemia al
comando del generale Ch.-B. di Bucquoy, furono respinte oltre confine e anche la Moravia fece causa comune con i ribelli. Morto lÆimperatore Mattia (20 maggio 1619), il conflitto si fece ancora pi∙ aspro: da una parte i Boemi, con lÆappoggio anche degli
stati della Bassa e dellÆAlta Austria, sotto la guida di Enrico Mattia di Thurn assediarono Vienna, e dallÆaltra dichiararono decaduto dal trono Ferdinando ed elessero a re di Boemia Federico V, elettore del Palatinato (26 agosto 1619); ma questa elezio
ne non rafforz≥ affatto la posizione politica dei Boemi di fronte a Ferdinando, anzi ne segn≥ il totale isolamento. NΘ lÆelettore di Sassonia, nΘ lÆUnione evangelica accorsero in aiuto dellÆelettore palatino, mentre Ferdinando ebbe lÆappoggio del duca Ma
ssimiliano di Baviera e della Lega, le cui truppe, unite a quelle imperiali (nellÆagosto 1619 Ferdinando era stato eletto a Francoforte anche imperatore) al comando di J. T. di Tilly, lÆ8 novembre 1620 sconfissero le truppe di Federico V alla Montagna Bi
anca, a ovest di Praga.\par
La precipitosa fuga di Federico V trasfer∞ il campo di battaglia nel Palatinato superiore, dove tuttavia la resistenza dei fautori dellÆex sovrano ebbe ben presto termine (1621-22). Con lÆaiuto degli Stati generali olandesi e
di alcuni principi della Germania settentrionale continuarono la lotta Peter Ernst II, conte di Mansfeld, e Cristiano di Brunswick; ma la sconfitta inflitta da Tilly presso Stadtlohn (6 agosto 1623) a Cristiano estese temporaneamente lÆegemonia cattolic
a anche sul nord della Germania. Intanto, nel febbraio 1623, il duca Massimiliano di Baviera, a riconoscimento dei servizi a lui prestati alla causa cattolica, aveva ottenuto la dignitα elettorale, giα appartenente a Federico V, e il Palatinato superiore
.\par
La guerra, trasformatasi da conflitto interno tra i Boemi e il loro legittimo sovrano Mattia, in lotta armata nellÆImpero, aveva assunto giα chiaramente le apparenze di controversia europea con lÆintervento esplicito del ramo degli Asburgo di Spag
na a fianco di quelli dÆAustria. Tuttavia, non fu tanto lÆinvio di un esercito capeggiato da A. Spinola nel 1621-22 nel Palatinato a conferire tale aspetto generale europeo alla lotta, quanto la questione della Valtellina, dove, in seguito alla ribellion
e dei cattolici contro i Grigioni protestanti, la Spagna e lÆAustria, nel 1622, si erano assicurate il libero passaggio per i valichi alpini che univano il Milanese allÆImpero. La Francia cominci≥ a correre ai ripari sia in Germania (trattato con la Bavi
era, 1622) sia in Italia (Lega franco-veneto-savoiarda, 1623). Ne segu∞ una guerra con la Spagna, alla quale pose termine la pace di Monτon (1626), che annull≥ ogni speciale concessione di passaggio alpino agli Spagnoli.